venerdì

Donde la legría y la pena son gemelas

"Platero y yo" è una delle opere più conosciute e tradotte del poeta e Premio Nobel per la letteratura Juan Ramon Jiménez  Il rapporto del poeta con un tenero asinello, Platero, è raccontato con delicatezza e rispetto in questo breve libro, dal quale nasce una immagine completamente diversa dell'asino, animale da sempre considerato il simbolo dell'ignoranza. Un libro, spiega l'autore nel prologo, dove "la legría y la pena son gemelas" come le orecchie di Platero.


"Tu, se muori prima di me, non andrai, Platero mio, sul carretto del banditore, all'immensa laguna, né al burrone della strada dei monti, come gli altri poveri asinelli, come i cavalli e i cani che non hanno chi vuol loro bene...Vivi tranquillo, Platero. Ti seppellirò io ai piedi del pino grande e fronzuto dell'orto della Pigna, che tanto ti piace. Resterai accanto alla vita lieta e serena. I bambini giocheranno e le bimbette cuciranno sedute accanto a te sulle loro seggioline basse. Conoscerai i versi che la solitudine mi suggerirà. Udrai cantare le ragazze quando lavano i panni nell'aranceto, e il rumore della noria sarà gioia e frescura per la tua pace eterna. E per tutto l'anno i fringuelli, i lucherini, i verdoni faranno per te, nella perenne felicità dell'ampia chioma, un minuscolo tetto di musica tra il tuo sonno tranquillo e l'infinito cielo di sempiterno azzurro di Moguer".
 
"Tú, si te mueres antes que yo, no irás Platero mío, en el carrillo del pregonero, a la marisma inmensa, ni al barranco del camino de los montes, como los otros pobres burros, como los caballos y los perros que no tienen quien que quiera. ..Vive tranquilo, Platero. Yo te enterraré al pie del pino grande y redondo del huerto de la Piña, que a ti tanto te gusta. Estarás al lado de la vida alegre y serena. Los niños jugarán y coserán las niñas en sus sillitas bajas a tu lado. Sabrás los versos que la soledad me traiga. Oirás cantar a las muchachas cuando lavan en el naranjal y el ruido de la noria será gozo y frescura de tu paz eterna. Y, todo el año, los jilgueros, los chamarices y los verdones te pondrán, el la salud perenne de la copa, un breve techo de música entre tu sueño tranquilo y el infinito cielo de azul constante de Moguel."

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Juan Ramon Jiménez, "Platero y yo" - Capitolo XI